L’indipendenza delle comete

Gianni Garrera

La musica del cosmo non suona. Quando Friedrich Wilhelm Joseph Schelling affrontò la questione della musica del mondo, diede probabilmente la spiegazione più convincente. Le osservazioni sono contenute nella Filosofia dell’arte, uscita postuma nel 1859, ma contenente le lezioni tenute a Jena e Würzburg tra il 1802 e il 1805. Pertanto è possibile, per certi versi, riascoltare il tono di una sua lezione.

La musica del cosmo non suona. Le sfere celesti, con il loro movimento, non sprigionano musica, ma sono in sé musica, perché è l’ordine di un movimento a essere musica. Tale musica prescinde dal suono. C’è, infatti, una musica che suona e una che non suona. La musica inudibile è superiore a quella udibile. Il ritmo dell’alternarsi delle stagioni o del bilanciarsi di aurore e tramonti è musica extra-sonora. Perciò la musica delle sfere celesti è ritmo affrancato dal suono. La ritmica celeste è una musica dei corpi planetari indifferente all’espressione del suono. A confronto della determinatezza del ritmo, ogni altro parametro musicale è indeterminato e non è propriamente una dimensione musicale.

L’ordine delle stagioni, il ciclo dei giorni, l’alternanza dei tramonti e delle aurore, sono le dimensioni della dipendenza dell’universo dalla musica, dimostrano l’obbedienza musicale del mondo.

Attraverso il ritmo, la musica del mondo si realizza, senza bisogno di suono, perché né il tramontare né il sorgere emettono suono nel loro distribuirsi. Il ritmo, in questa sua assolutezza, è tutta la musica del mondo, ma per cogliere il ritmo nella sua interezza bisogna fare astrazione dal suono e contemplare il mondo. Pertanto non è musica per orecchie, ma per gli occhi. La musica visibile è superiore alla musica udibile.

L’armonia del mondo non deve essere intesa in senso acustico, come se i pianeti facessero musica, emettendo suoni. Anzi, l’armonia del mondo, cioè l’ordine delle realtà mobili, è l’allontanamento da un originario strepito. Ogni suono dell’universo non appartiene all’armonia, perché l’armonia è tacita, perciò è musica estinta. L’armonia del mondo ha trasceso l’origine sonora della sua formazione e tende a ridurre al silenzio tutto il residuo dell’animismo acustico del mondo. L’armonia è una musica già tutta proferita. In essa tutta la musica è già musicata. L’armonia non è suono vivente ma suono estinto. Per essere perfetta, l’armonia del mondo deve estinguere tutti i suoni del mondo. Quando tutto il suono è stato proferito, l’armonia giunge alla sua più concreta manifestazione. L’universo ha la ragione delle sue proporzioni nel cercare di affrancarsi armonicamente dalla fisicità del suono. L’armonia serve ad allontanare la musica del mondo dall’animalità del suono e condurla all’idealità del ritmo, che non dà manifestazioni acustiche né commuove con episodi auditivi. La materialità di un suono udibile è stata superata dall’armonia, che è musica divenuta contemplabile. L’armonia è una relazione estranea ai suoni. Se si produce un fenomeno acustico, per quanto sublime, si è nell’ambito della bestialità, anche se fosse eseguito dalle stelle. Ogni suono udibile è di natura animale. Tutta la musica che ha attinenza con i suoni è analoga a un verso d’animale.

Nell’armonia del mondo si esprime tutto il sistema della musica antica, dalla forma essenziale, conchiusa, delimitata in ogni direzione. Schelling paragona l’arte classica alla perfezione del sistema solare, cioè alla regolarità del movimento dei pianeti, mentre l’arte moderna ossia romantica è affine all’erranza delle comete. Se il ritmo è il movimento stesso degli astri, la musica è in grado di esprimerne le leggi. Le forme della musica sono le forme della vita dei corpi celesti, che diventano manifeste nei corpi celesti, perciò c’è una musica conforme alla musica dei pianeti e una conforme alla musica delle comete. Rispetto ai moti discontinui e indeterminati delle comete, i pianeti non sono indipendenti, non si perdono mai nel cielo, né si aprono ad altri cieli, hanno orbite chiuse con cicli regolati. Il suono moderno è suono accidentale, evanescente, imprevedibile e fantastico di comete. Le comete sono indipendenti dall’armonia del mondo, perciò sono moderne. I loro movimenti esprimono un’approssimazione armonica senza uniformità, in cui l’indifferenza afferma solo se stessa, nell’entusiasmo eccentrico di un puro divagare.

Nella musica delle comete rientrano le stelle cadenti e luciferine, pertanto tutta l’arte moderna è di origine cadente, cioè luciferina.

Il ritmo degli astri si mantiene fedele alla determinazione naturale della musica, d’essere un’arte della successione. La musica delle comete preferirebbe sopprimere idealmente la successione.

La musica del cosmo è ritmica, perciò esprime il reale, l’essenziale, il necessario, invece l’arte moderna è ‘armoniaca’, esprime l’ideale, l’inessenziale, l’eccezionale. L’arte ritmica o antica (in questo senso appartenente ai vecchi cieli) è quella della forma perfetta, conclusa, oggettiva. L’arte moderna è soggettiva, accidentale, suggestiva. Tutta la musica moderna tende a produrre musica di comete, perciò è musica indipendente dall’armonia del mondo. Gli atti più strepitosi al mondo sono simili alle comete, nella cui scia si può produrre l’espressione di un fenomeno in cui domina un’indifferenza di informazione, cioè un’espressione infinita posta in un fenomeno finito, che viene percepito come un flusso ininterrotto, indifferenziato, senza uniformità, come il getto della coda che si prolunga nella direzione del movimento del nucleo e della chioma.

Le costellazioni naturali non hanno avvenire e verranno superate, in nuovi cieli, dagli astri luciferini? Allora le comete occuperanno il posto delle stelle fisse come firmamento suppletivo, nel momento in cui il vecchio cielo sarà superato e i pianeti saranno destituiti in corrispondenza della rinuncia dei moderni ad assumere il sistema solare come categoria della totalità?

Tutta la storia dell’arte, in un modo o nell’altro, è sottomessa agli astri. Vi sono forze attrattive che procedono dai firmamenti antichi e influenze astrali che dipendono da astri luciferini.

Se la musica affidata al ritmo armonico è espressione della soddisfazione classica del mondo, la musica divagante delle comete si rapporta all’insoddisfazione moderna del cosmo. La prima resta fedele alla destinazione della musica che è quella di essere un’arte dell’ordine costituito, la seconda tende alla fine del mondo, all’indipendenza dal mondo. Le comete rappresentano l’aspirazione all’indipendenza dall’armonia del mondo, cui, invece, tutte le altre realtà planetarie sono obbedienti.

Luca Maria Patella, Phosphorescent Sky, 1982 da Mysterium Coniunctionis

Luca Maria Patella, Phosphorescent Sky, 1982 da Mysterium Coniunctionis. Photo Massimo Piersanti